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Natasha Slater

Nella vita ci vuole carattere. E quando si conosce Natasha Slater si capisce quanta verità si celi dietro a un luogo comune. PR, imprenditrice, mamma in carriera. Impossibile trovare una singola definizione, perché a lei le etichette non piacciono. Meglio partire dal quel Badass Womanist con la quale si racconta, in un mondo, professionale e non solo, pronto a premiare chi non ha paura di affermare se stesso.

Una vita da Badass Womanist

Nata a Parigi da padre inglese e madre italiana, Natasha Slater incarna un mix esplosivo di cultura, internazionalità e tradizione. Mamma di Lola, la sua carriera inizia nel mondo della moda, per fare poi un ingresso trionfale in quello della musica come DJ – è stata l’ideatrice di Punks Wear Prada, appuntamento iconico della movida milanese. La sua agenzia di pubbliche relazioni, Natasha Slater Studio, è ormai un punto di riferimento nell’ambiente. Come lo sono diventate le sue Dinner Coversations, un format di successo che sulla sua pagina Instagram racconta l’incontro tra donne che ammira e che rappresentano una fonte di ispirazione, riuscendo anche a ricreare connessioni reali in un’era in cui il digitale ha reso i rapporti più evanescenti. Il tutto, nella cornice della sua casa, dove eleganza fa rima con condivisione, senza tralasciare quel tocco di carattere… al femminile.

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Partendo dai fondamentali, a cosa si riferisce quel Badass Womanist con il quale ti racconti?

“Vuol dire non avere paura. Lavoro in un ambiente e, in generale, in un mondo in cui poche persone hanno il carattere per dire ciò che pensano realmente. Anche perché non è sempre socialmente accettabile. Essere Badass significa non temere di esprimere la propria opinione e di correre dei rischi, nella vita professionale come in quella privata, e avere successo… Perché ci metti passione. Womanist si riferisce all’essere donna, con tutte le sue sfumature. Un totale, che comprende anche la parte maschile. Per essere completi si deve abbracciare anche l’altro lato di noi stessi, senza distinzioni di genere”.

Immaginiamo che questo, oltre al successo, ti causi non poche difficoltà…

“Non tutti vogliono avere a che fare con una Badass Womanist. Noi donne abbiamo allo stesso tempo un approccio di leggerezza e di potere. Cerchiamo l’equilibrio. A volte, mi rendo conto che in un primo momento i miei clienti non apprezzano del tutto il mio consiglio, perché vogliono sentirsi dire cose diverse.  La sfida è riuscire a creare una condizione che ti permetta di andare incontro a ciò che gli altri si aspettano, senza sminuire il tuo valore e il tuo contributo professionale”.

Tu sei anche una mamma in carriera. La tua filosofia girl-power si riflette anche nel rapporto con tua figlia, Lola?

“A 30 anni ho deciso di avere un figlio. Non ho dato troppo peso a eventuali conseguenze. Essere madre è sempre stato parte ideale del mio percorso, un passo fondamentale. E l’ho fatto accadere. Non è stato così per il matrimonio. – Non dico che non mi piacerebbe, ma non è mai stato basilare -. Non ho mai pensato al diventare madre come a un impedimento alla carriera. Sono compromessi che si scelgono di affrontare”.

Arriviamo alle tue Dinner Conversations. Un format controcorrente: in un mondo iper-connesso, tu cerchi di creare connessioni reali tra donne, che racconti poi sui social…

“Si tratta di un progetto nato proprio perché viviamo nell’epoca digitale. Avevo nostalgia di come le relazioni si sviluppavano quando avevo 20 e poi 30 anni. Di quando avevo un seguito di persone alle mie serate come Dj, che voleva trovare un punto di incontro reale. Ho iniziato a pensare alle donne meravigliose che ho conosciuto e le ho volute celebrare. Magari non celebrity o influencer, ma che hanno lavorato per far diventare tale qualcun’altro. Ho bisogno di icone femminili, non di donne dalla vita perfetta. La mia casa mette insieme donne interessanti, fuori dal loro contesto professionale. La cosa divertente è che la situazione le porta a parlare con persone con le quali, per mancanza di tempo, non si relazionerebbero mai”.

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Una casa moderna con carattere

Qual è la storia della tua casa?

“Cercavo una casa nuova. Abitavo poco lontano. Quando sono entrata la prima volta era tutto rosa, con un finto effetto marmo. Non mi piaceva, ma sono riuscita ad avere la proiezione mentale di ciò che sarebbe potuta diventare. Così l’ho acquistata e, piano piano, le ho trasmesso la mia identità. E’ sempre un work in progress. L’ho trasformata in una tela bianca da personalizzare con il tempo”.

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A giudicare da quello che vediamo, la simmetria ha un ruolo fondamentale…

“Mi piace l’armonia. Sono una Bilancia. Mi piace entrare in uno spazio di pace, dove trovare la mia serenità alla fine di una giornata impegnativa. Sono molto attenta a non esagerare con i dettagli, anche se mi piacciono molto. I libri, per esempio… non potrei farne a meno. Quelli che vedete riescono più degli altri a raccontare la mia storia, il mio percorso: arte, moda, musica. A questi aggiungo un tocco di rosso, un colore passionale che accende gli ambienti e permette sempre di essere creativi. Senza dimenticare le piante. Per me sono vita, sono come bambini. Le curo, lascio un sottofondo di musica classica quando esco”.

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Una casa in cui non mancano i pezzi di ricerca…

“Assolutamente. Il mobiletto che vedete in soggiorno apparteneva a mio nonno, è parte della mia eredità italiana. A dire il vero l’ho avuto per caso, ma riprende alla perfezione i fregi sulle pareti. L’ingresso è diventato un luogo da vivere, grazie alla poltrona e alla libreria. Si tratta di un complemento degli anni ’60. Non so di preciso da dove arrivi, l’ho trovata grazia a una mia amica, Francesca Savini, un’interior designer bravissima che mi aiuta a scovare questi tesori nei negozi vintage. I pezzi di Fornasetti sono un’altra mia grande passione”.

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Stilisticamente, Natasha Slater come definirebbe la sua casa?

“Io amo tutto quello che appartiene al 20esimo secolo. Il design, il legno, lo stile danese, i mobili anni ’60. Ma sono molto affascinata dai complementi vintage degli anni ’70, pezzi iconici che richiamano il mondo della musica e della notte nella mia esperienza come Dj”.

Quindi una nota rock, vedi la stampa sopra il pianoforte, non poteva mancare…

“Il mondo della musica mi appartiene. E’ uno dei fili conduttori in questa casa. Mia figlia è bravissima a suonare il pianoforte. Anche se poi in casa amo il silenzio, che mi rigenera. Ma proprio perché qui non faccio mai niente ho deciso di organizzare le mie Dinner Conversations”.

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La camera da letto è un’estensione della zona living. Forme morbide avvolgono in una sensazione di comfort che è il punto di partenza per ciò che l’ambiente ha da offrire. “Ha una connotazione femminile perché voglio sentirmi comoda e coccolata. Qui ho fatto i miei esperimenti stilistici”.

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“Il divano la rende un luogo vivibile non solo la notte. In effetti, tutta la casa è caratterizzata da ambienti nei quali perdersi nei diversi momenti della giornata. Lola, per esempio, ama leggere su questo divano”.

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La cucina? Il gusto della condivisione

“La cucina è un altro luogo di condivisione. Per questo ho scelto quel lampadario, opera di un artista giapponese. Rappresenta benissimo le ispirazioni, le memorie e le storie che accompagnano il percorso di tutti noi. Ai fornelli me la cavo, ma non ho tantissimo tempo. Inoltre, la mia è una dieta molto semplice e healthy. Anche se in casa non mancano le bottiglie di alcolici. Io non bevo, ma sono sempre stata affascinata dalla loro estetica e dai brand.

Tra i diversi elementi della casa, due in particolare diventano protagonisti nell’estetica dell’ambiente: “Amo i tappeti. Questi sono di Wendy Morrison, una designer inglese. Li adoro perché per me diventano vere opere d’arte da esibire, forme d’espressione che hanno anche il potere di definire e ammorbidire gli spazi. Anche gli specchi si fanno notare. Quello nel living è una vera installazione. Si chiama Tribute ed è opera di un mio amico. L’ho voluto perché apre davvero tanto la stanza e illumina”.

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Ma come si arreda una casa Badass come quella di Natasha Slater?

“L’interior è come la moda. Devi scegliere la direzione che ti appartiene di più a livello di personalità e fare tanta ricerca. Così puoi scoprire le storie incredibili di designer come Le Corbusier, per citarne uno. Si diventa consapevoli di come si è arrivati a vivere lo stile con il significato che gli si attribuisce oggi. Anche quando non ci si possono permettere pezzi originali, si può scegliere di circondarsi di complementi ispirati a quello stile. Inoltre, io aggiungo sempre una nota di colore, come un pouf, e, come detto prima, gli specchi. Ottime alternative all’arte, soprattutto quando non si ha a disposizione un budget adeguato o non si sa come sceglierla. E per finire le tende. La perfetta quadratura del cerchio. La cosiddetta nota di carattere. Elemento, quest’ultimo, irrinunciabile in una casa Badass“.

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